Trovare informazioni sensibili su Facebook con FBI
Questa guida, testata su Debian 10, fa vedere come dopo avere installato un interessante tool di Information gathering, FBI (Facebook Information)) si possono ottenere velocemente dati sensibili sui propri amici di Facebook.
Guida su come muovere files con estensione diversa da una directory ad un’altra. Può capitare di avere all’interno di una directory centinaia di files, ma se si necessita di muoverne solo alcuni. Il comando mv sotto può venerci incontro:
Come trovare profili Social col riconoscimento immagine, utilizzando Eagle Eye su Debian 1o. L’obiettivo sarà quello di partire da una immagine, e tramite una scansione della rete trovare i profili social, come Facebook, Instagram, Pinterest e Twitter.
Anonsurf è la modalità anonima di ParrotOS per forzare le connessioni attraverso Tor e/o la rete i2p. Tor è un protocollo di crittografia SOCKS4 e SOCKS5. Tor esegue il tunnelling di tutto il traffico che circola nella rete dell’utente in modo anonimo. Tor nasconde la posizione di un utente e i dati di rete da chiunque monitora l’utente localmente e in remoto. L’utilizzo di Anonsurf si può avviare anche da terminale, ed oltre ad essere integrato in ParrotOS ed in Kali Linux, si può installare in Debian 9 Stretch o Debian 10 Buster.
anonsur start - Start system-wide TOR tunnel
anonsurf stop - Stop anonsurf and return to clearnet
anonsurf restart - Combines "stop" and "start" options
anonsurf changeid - Restart TOR to change identity
anonsurf status - Check if AnonSurf is working properly
anonsurf myip - Check your ip and verify your tor connection
anonsurf mymac - Check your mac and verify your change mac address
Questo video mostra come installare una copia del proprio OS, utilizzando Systemback-1.9.3. Nell’esempio sopra, utilizzo Ubuntu 18-04, installato in EFI mode. Nel caso si trattasse di una installazione in legacy mode, assicurarsi che il pacchetto grub-pc-bin sia installato correttamente, sopratutto se si parte da chiavetta usb live.
Server DHCP su Debian 10 Buster. Installazione e configurazione di un server dhcp su Debian Buster:
# apt install isc-dhcp-server
settare la scheda di rete da utilzzare, nel mio caso eth0:
# nano /etc/default/isc-dhcp-server
# Defaults for isc-dhcp-server initscript
# sourced by /etc/init.d/isc-dhcp-server
# installed at /etc/default/isc-dhcp-server by the maintainer scripts
#
# This is a POSIX shell fragment
#
# Path to dhcpd's config file (default: /etc/dhcp/dhcpd.conf).
#DHCPD_CONF=/etc/dhcp/dhcpd.conf
# Path to dhcpd's PID file (default: /var/run/dhcpd.pid).
#DHCPD_PID=/var/run/dhcpd.pid
# Additional options to start dhcpd with.
# Don't use options -cf or -pf here; use DHCPD_CONF/ DHCPD_PID instead
#OPTIONS=""
# On what interfaces should the DHCP server (dhcpd) serve DHCP requests?
# Separate multiple interfaces with spaces, e.g. "eth0 eth1".
INTERFACES="eth0"
poi modificare il file dhcpd.conf inserendo i parametri della nostra rete, nel mio caso 192.168.100.0/24:
# nano /etc/dhcp/dhcpd.conf
# Sample configuration file for ISC dhcpd for Debian
#
#
# The ddns-updates-style parameter controls whether or not the server will
# attempt to do a DNS update when a lease is confirmed. We default to the
# behavior of the version 2 packages ('none', since DHCP v2 didn't
# have support for DDNS.)
ddns-update-style none;
# option definitions common to all supported networks...
option domain-name "example.org";
option domain-name-servers ns1.example.org, ns2.example.org;
default-lease-time 600;
max-lease-time 7200;
# If this DHCP server is the official DHCP server for the local
# network, the authoritative directive should be uncommented.
#authoritative;
# Use this to send dhcp log messages to a different log file (you also
# have to hack syslog.conf to complete the redirection).
log-facility local7;
# No service will be given on this subnet, but declaring it helps the
# DHCP server to understand the network topology.
#subnet 10.152.187.0 netmask 255.255.255.0 {
#}
# This is a very basic subnet declaration.
subnet 192.168.100.0 netmask 255.255.255.0 {
range 192.168.100.150 192.168.100.160;
option routers 192.168.100.1;
option subnet-mask 255.255.255.0;
option broadcast-address 192.168.100.254;
option domain-name-servers 192.168.100.1, 192.168.100.2;
option ntp-servers 192.168.100.1;
option netbios-name-servers 192.168.100.1;
option netbios-node-type 8;
}
#subnet 10.254.239.0 netmask 255.255.255.224 {
# range 10.254.239.10 10.254.239.20;
# option routers rtr-239-0-1.example.org, rtr-239-0-2.example.org;
#}
# This declaration allows BOOTP clients to get dynamic addresses,
# which we don't really recommend.
#subnet 10.254.239.32 netmask 255.255.255.224 {
# range dynamic-bootp 10.254.239.40 10.254.239.60;
# option broadcast-address 10.254.239.31;
# option routers rtr-239-32-1.example.org;
#}
# A slightly different configuration for an internal subnet.
#subnet 10.5.5.0 netmask 255.255.255.224 {
# range 10.5.5.26 10.5.5.30;
# option domain-name-servers ns1.internal.example.org;
# option domain-name "internal.example.org";
# option routers 10.5.5.1;
# option broadcast-address 10.5.5.31;
# default-lease-time 600;
# max-lease-time 7200;
#}
# Hosts which require special configuration options can be listed in
# host statements. If no address is specified, the address will be
# allocated dynamically (if possible), but the host-specific information
# will still come from the host declaration.
#host passacaglia {
# hardware ethernet 0:0:c0:5d:bd:95;
# filename "vmunix.passacaglia";
# server-name "toccata.fugue.com";
#}
# Fixed IP addresses can also be specified for hosts. These addresses
# should not also be listed as being available for dynamic assignment.
# Hosts for which fixed IP addresses have been specified can boot using
# BOOTP or DHCP. Hosts for which no fixed address is specified can only
# be booted with DHCP, unless there is an address range on the subnet
# to which a BOOTP client is connected which has the dynamic-bootp flag
# set.
#host fantasia {
# hardware ethernet 08:00:07:26:c0:a5;
# fixed-address fantasia.fugue.com;
#}
# You can declare a class of clients and then do address allocation
# based on that. The example below shows a case where all clients
# in a certain class get addresses on the 10.17.224/24 subnet, and all
# other clients get addresses on the 10.0.29/24 subnet.
#class "foo" {
# match if substring (option vendor-class-identifier, 0, 4) = "SUNW";
#}
#shared-network 224-29 {
# subnet 10.17.224.0 netmask 255.255.255.0 {
# option routers rtr-224.example.org;
# }
# subnet 10.0.29.0 netmask 255.255.255.0 {
# option routers rtr-29.example.org;
# }
# pool {
# allow members of "foo";
# range 10.17.224.10 10.17.224.250;
# }
# pool {
# deny members of "foo";
# range 10.0.29.10 10.0.29.230;
# }
#}
Installazione su Raspberri py 3 con OS Raspbian Stretch Lite, di Asterisk 16 e Freepbx 15. Guida testata e funzionante, sia su Raspberry che su Pc con os Debian Stretch. La novità rispetto al passato è che freepbx 15 supporta php 7. I miei test li ho fatti senza hardware pstn. I passaggi successivi saranno eseguiti come utente root e su una nuova installazione di Raspbian Stretch, su Raspberry py 3.
root@raspytest:/home/pi# asterisk -rvv
Asterisk 16.1.1, Copyright (C) 1999 - 2018, Digium, Inc. and others.
Created by Mark Spencer <markster@digium.com>
Asterisk comes with ABSOLUTELY NO WARRANTY; type 'core show warranty' for details.
This is free software, with components licensed under the GNU General Public
License version 2 and other licenses; you are welcome to redistribute it under
certain conditions. Type 'core show license' for details.
=========================================================================
Connected to Asterisk 16.1.1 currently running on raspytest (pid = 660)
raspytest*CLI>
# cd /usr/src/
# tar xvfz freepbx-15.0-latest.tgz
# cd freepbx
# ./start_asterisk start
# ./install -n
# fwconsole chown
# fwconsole reload
# fwconsole restart
se tutto è andato bene il server Asterisk è raggiungibile all’indirizzo http://ip_raspberry. La prima cosa da fare è quella di scegliere nome utente, password e mail, per accedere al pannello di amministrazione. Andare poi nel menu Admin-Module Admin e scaricare ed aggiornare tutti i moduli.
L’obiettivo di questa guida è quello di realizzare un proprio server owncloud, e nello specifico io utilizzerò un raspberry pi 3 , ma in alternativa si potrà utilizzare un’altro modello di single board o Pc, con OS Debian based. Avevo gia fatto una guida precedentemente, ma in quell’occasione avevo utilizzato un certificato auto firmato, che chiaramente i browser vedono come non sicuro. In questo caso invece utilizzerò Let’s Encrypt che fornisce certificati SSL gratuiti tramite un processo completamente automatizzato, progettato per eliminare la creazione manuale di certificati, per la convalida, l’installazione e il rinnovo. I certificati rilasciati da Let’s Encrypt sono validi per 90 giorni dalla data di emissione e sono oggi considerati affidabili da tutti i principali browser.
Prerequisiti ed info
Negli esempi sotto utilizzerò come nome di dominio example.com ed i comandi verranno eseguiti da root
Il raspberry dovrà avere quindi come dominio l’equivalente di example.com. Questo può essere modificato in /etc/hostname e poi riavviare.
Il vostro ip pubblico dovrà puntare quindi al dominio, nel caso non si avesse un ip pubblico, utilizzare un servizio di DNS.
Assicurarsi prima di aprire le porte 80/443 verso il proprio server, altrimenti non si potranno ottenere i certificati. Successivamente rimarrà aperta solo la 443.
La guida è stata testata su una installazione pulita di Raspbian Stretch
a questo punto collegandosi al server dovremmo vedere che funziona: Step 3)Chiave e Letsencrypt Creare una chiave robusta Dh (Diffie-Hellman) a 2048 bit, ci vorrà circa 20 minuti.
Per ottenere i certificati utilizzeremo certbot, installato precedentemente, che si occuperà dell’acquisizione e del rinnovo degli stessi. Utilizzeremo il plug-in Webroot che funziona creando un file temporaneo nella ${webroot-path}/.well-known/acme-challenge a cui si collegherà Letsencrypt per risolvere il DNS:
IMPORTANT NOTES:
- Congratulations! Your certificate and chain have been saved at
/etc/letsencrypt/live/example.com/fullchain.pem.
Your cert will expire on 2019-02-28. To obtain a new or tweaked
version of this certificate in the future, simply run certbot
again. To non-interactively renew *all* of your certificates, run
"certbot renew"
- If you lose your account credentials, you can recover through
e-mails sent to xxxxxxx@gmail.com.
- Your account credentials have been saved in your Certbot
configuration directory at /etc/letsencrypt. You should make a
secure backup of this folder now. This configuration directory will
also contain certificates and private keys obtained by Certbot so
making regular backups of this folder is ideal.
- If you like Certbot, please consider supporting our work by:
Donating to ISRG / Let's Encrypt: https://letsencrypt.org/donate
Donating to EFF: https://eff.org/donate-le
adesso andiamo a riconfigurare il file Virtual Host come sotto:
Rinnovo automatico dei certificati: Come dicevo all’inizio, i certificati di Let’s Encrypt hanno una durata di 90 giorni, dopodichè bisognerà rinnovarli. Per automatizzare il rinnovo utilizzare un cronjob:
SSLCipherSuite EECDH+AESGCM:EDH+AESGCM:AES256+EECDH:AES256+EDH
SSLProtocol All -SSLv2 -SSLv3 -TLSv1 -TLSv1.1
SSLHonorCipherOrder On
#Header always set Strict-Transport-Security "max-age=63072000; includeSubDomai$#Header always set X-Frame-Options DENY#Header always set X-Content-Type-Options nosniff
# Requires Apache >= 2.4
SSLCompression off
SSLUseStapling on
SSLStaplingCache "shmcb:logs/stapling-cache(150000)"
# Requires Apache >= 2.4.11
SSLSessionTickets Off
SSLOpenSSLConfCmd DHParameters "/etc/ssl/certs/dhparam.pem"
# systemctl restart apache2
Owncloud è installato ed è raggiungibile all’indirizzo https://example.com. Se si volesse utilizzare come storage un disco esterno, la guida continua: Step 5) Creazione della cartella di storage e relativi permessi:
adesso abbiamo bisogno di conoscere UUID del disco usb ed user e group di www-data, che serviranno per configurare /etc/fstab per il montaggio automatico:
# id -u www-data; id -g www-data
# blkid
# nano /etc/fstab
ed aggiungere in una sola riga qualcosa del genere in /etc/fstab:
UUID=32E49E5027A4F8A7 /media/owncloud-usb auto nofail,uid=33,gid=33,umask=0027$,dmask=0027,noatime 0 0
# reboot
Se tutto è andato bene andare all’indirizzo https://ip_dominio_del_server ed apparirà la pagina iniziale, dove si dovrà inserire nome utente e password per l’accesso al server owncloud, nome del database, user e password dell’utente owncloud, ed infine il punto di mount. Username: owncloud Password: password Database: owncloud Server: localhost
Guida su come creare una usb bootable con Windows 10 direttamente da Debian 9/10 utilizzando WoeUSB come Gui. Precedentemente avevo già fatto una guida, per lo stesso scopo, ma utilizzando solamente il terminale. Questo metodo è molto più semplice e veloce:
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